«Ho sognato la Piazza del Teatro sgombra dalle auto e centro vitale della città»

E se Piazza della Repubblica tornasse ad essere, come un tempo, centro nevralgico e crocevia del centro cittadino? Una provocazione, o forse un sogno ad occhi aperti di Andrea David, artigiano e proprietario di una storica bottega in Via Degli Orefici.

C’è una celebre performance di Gino De Dominicis in cui l’artista anconetano viene filmato mentre lancia nel fiume una serie di pietre cercando di generare nell'acqua quadrati al posto dei classici cerchi. Un’impresa impossibile, che mi torna in mente quando penso a quanto mi piacerebbe far tornare Piazza della Repubblica ai fasti dei tempi in cui si chiamava Piazza del Teatro, e rappresentava il centro nevralgico della città.

La ripavimentazione di via della Loggia e la sua pur breve pedonalizzazione hanno fatto riemergere nella mia memoria antiche stampe e vecchie foto di Piazza del Teatro. Erano piene di gente, ed era evidente che il cuore, il crocevia della città, era questa Piazza. 

Sgombro subito il campo dall’equivoco: non propongo di restituire l’antico nome di Piazza del Teatro a Piazza della Repubblica, anche se un “già Piazza del Teatro” nella targa non mi dispiacerebbe, perché avrebbe l’effetto di accendere una scintilla di fantasia in molte persone.
Piazza della Repubblica è l’unica in città da cui si vede il mare e le navi che transitano a pochi metri dal varco di accesso inequivocabilmente trasmettono l’immagine di una città portuale.
E’ da qui che decidi se andare a passeggiare verso la Lanterna Rossa, la Fontana dei Due Soli e tutto il Porto Antico, o alla Mole e al Mandracchio, passando per Via XXIX Settembre o per sottomare; o se viceversa concederti una vasca lungo Corso Garibaldi, o piuttosto risalire Corso Mazzini e da lì buttarti in Piazza del Plebiscito “già del Papa”; sempre da qui puoi scegliere di salire verso il Duomo e l’area archeologica percorrendo via della Loggia con le sue potenzialità commerciali oggi inespresse.
Piazza del Teatro dovrebbe essere per natura il punto centrale, il nucleo, il cuore da dove partono e ritornano gli impulsi vitali, e invece oggi, come ormai da decine di anni, è un brutto e mal funzionante parcheggio, in un mix di abusivo e pagamento, una piazzola per taxi con timidi tentativi di socialità, che si scorgono nella scalinata delle Muse e nei pochi tavolinetti di due bar.
Mi va di fantasticare, non voglio entrare in polemica con scelte fatte o in divenire, mi limito a riformulare un assunto nel tentativo di stimolare un’impresa impossibile ma plausibile.
Chiuderei la piazza al transito alle auto e dunque anche al parcheggio.
Immaginerei delle aree sosta in zona Archi, Molo Sud, Mandracchio e nella banchina Nazario Sauro durante le ore notturne e i giorni liberi dall’attracco navi.
Ripenserei il trasporto pubblico in questo modo: il gestore può essere municipale e privato, disponibile a sperimentare e applicare forme versatili di orario e di mezzi, chi scende in “città” da Posatora o Tavernelle con un mezzo pubblico deve poter tornare con taxi collettivi o mezzi più piccoli e agili del bus in orari serali.
I taxi li sposterei in Largo Sacramento di fronte all’ingresso della chiesa.
Via i paletti, l’orrenda pensilina e lo spartitraffico, distribuirei su Piazza Kennedy supporti tecnologici in grado di agevolare la fruizione dei trasporti.
Piazza del Teatro finalmente sgombra dalle auto, con una ZTL ben regolata che non penalizzi i residenti, ma che escluda tutte le rendite di posizione e piccoli privilegi incrostati nell’arco di decenni, diventerebbe, con il vicino piccolo Piazzale della Dogana, il luogo ideale per lo sharing di bici elettriche e altri mezzi, comprese piccole auto.
Le più belle chiese con notevoli opere d’arte, la Pinacoteca, il Museo Archeologico, il Duomo, il Lazzaretto con le sue proposte culturali, il Museo Omero: tutti monumenti vicini e facilmente raggiungibili dalla Piazza, che non a caso ospita il Teatro delle Muse.
Servizi, proposte culturali, target turistici calibrati per una città che sa affascinare per la sua peculiarità, insieme ad una rinnovata vitalità commerciale: elementi necessari per uno sviluppo che fa di Piazza del Teatro il perno imprescindibile.
L’interazione tra commercio, mobilità sostenibile, spazio pubblico e cultura crea una innovativa offerta, che non va soltanto a colmare una domanda, ma che è in grado di stimolarne e crearne una nuova.
L’urbanistica è determinante per le attività produttive e commerciali, le città italiane sono un unicum nel panorama mondiale.
Troppi stereotipi negativi hanno accompagnato il commercio e la bottega, che per mia esperienza significano creatività, scambio, fantasia, civiltà, naturale controllo del territorio e presidio di legalità.
Il mio fantasticare è forse sottilmente provocatorio. Sull’onda dei ricordi evocati da una vecchia stampa, ho sognato persone vestite con abiti di oggi. E mi è parso possibile, come il formarsi di tanti quadrati attorno a un sasso lanciato nello stagno.